Punti piccoli, a volte piccolissimi nella carta geografica del mondo. Sono i luoghi toccati dalla solidarietà di voi lettori, che sostenete Caritas Antoniana nei cinque continenti. Periferie del mondo, le chiama papa Francesco; nel nostro caso sono periferie in fermento, in cui si esprime una solidarietà concreta, voluta dalla gente, fatta a piccoli passi, guidata da missionarie e missionari, laici e religiosi di ogni nazionalità e appartenenza.
In questa geografia dell’infinitamente piccolo, nel 2017 abbiamo aiutato quasi un milione di persone, realizzando 129 progetti in 33 Paesi, per un totale di 3 milioni e 165 mila euro.
La nostra periferia non ha confini
La «periferia» di Caritas Antoniana è grande quanto il mondo, ma ha il suo centro in Africa, con 68 progetti e il 45 per cento delle risorse impiegate. Tuttavia è l’India, come Paese singolo, a detenere il maggior numero di progetti, 21 in tutto, seguita dalla Repubblica Democratica del Congo con 17. Non a caso, il continente asiatico si attesta al secondo posto, assorbendo il 27 per cento della somma totale per l’anno 2017.
A sorpresa e per la prima volta, il terzo Paese per numero di progetti è l’Italia, con 12 realizzazioni e circa 320 mila euro impiegati. Una scelta che nasce dalla consapevolezza che in questi anni la povertà è cresciuta anche nel nostro Paese. «Tra le tante necessità, – spiega fra Valentino Maragno, direttore di Caritas Antoniana – abbiamo deciso di sostenere le realtà che si occupano dei più poveri: i soggetti sociali che danno lavoro a persone svantaggiate, i centri per disabili, le case di accoglienza per i nuclei senza abitazione, gli enti che si occupano di persone in estrema indigenza e una comunità di recupero per chi fa abuso di sostanze».
Al centro i bambini e le comunità rurali
Il resoconto 2017 mostra che i beneficiari sono ancora una volta le categorie classiche della solidarietà antoniana: i bambini e i giovani, a cui da qualche anno si sono aggiunte le comunità, soprattutto delle zone rurali più isolate.
Sei le principali aree di intervento nella nostra grande periferia: scuola, salute/igiene, promozione umana, accesso all’acqua, formazione professionale, casa. Interventi che variano a seconda della zona: in Africa al primo posto c’è la scuola, ma grande importanza hanno anche l’accesso all’acqua potabile e i progetti sanitari, come il sostegno a piccoli ospedali e dispensari. In America Latina la priorità va, invece, ai progetti comunitari, etichettati come «promozione umana»: progetti agricoli, cooperative di lavoro per madri sole, centri di incontro e formazione comunitari. «Priorità dettate dalla realtà delle comunità locali, dove spesso la famiglia è disgregata e le donne e i ragazzi sono a grande rischio povertà».
L’«hardware» della solidarietà
Trasversalmente un po’ a tutti i Paesi, gli interventi più richiesti hanno riguardato la costruzione (55 progetti) o la ristrutturazione (12 progetti) di edifici, realizzazioni che hanno assorbito quasi il 70 per cento delle risorse del 2017. È come se missionarie e missionari avessero puntato ad avere l’hardware della loro solidarietà: «I progetti di costruzione di scuole, dispensari, pozzi, sale polivalenti sono fuori portata della maggior parte delle comunità in cui operiamo. Non diamo quasi mai il finanziamento completo, ma ci avvaliamo del contributo di altre associazioni di solidarietà e di quello della gente del luogo, in un’ottica di rete e complementarietà che è tipica di Caritas Antoniana» spiega fra Valentino.
Progetti piccoli e mirati
La particolarità di quest’anno è che ci sono molti progetti di costruzione di alloggi per il personale medico e scolastico: «Fino a qualche anno fa – continua fra Maragno – non coprivamo questi costi. Poi ci siamo resi conto che senza condizioni di vita minime, nessun medico o maestro è disposto a spostarsi in zone isolate e difficili, lasciando così scoperte dei minimi servizi proprio le popolazioni più bisognose».
La Caritas Antoniana – salvo qualche rara eccezione che riguarda i progetti del 13 giugno, lanciati per la festa del Santo – è e rimane sostanzialmente una realtà che sostiene microprogetti. Il 36 per cento dei progetti ha un costo che varia tra i 20 mila e i 30 mila euro e il 27 per cento si situa addirittura sotto i 10 mila euro, con un rapporto costi-benefici molto elevato.
L’immediato futuro
Un ultimo accenno al progetto di giugno 2017, a favore delle donne di un povero villaggio in Pakistan. La risposta dei sostenitori è stata generosa e convinta. La costruzione del Centro di formazione professionale e avviamento al lavoro, previsto dal progetto, è a buon punto e i nostri referenti stimano che la prossima primavera sarà operativo.
Che cosa ci aspetta il prossimo giugno? «Questa volta andremo in America Latina, ma in uno dei luoghi più poveri e abbandonati della terra. I beneficiari saranno nuclei familiari che vivono nella foresta in catapecchie di fortuna, coltivando piccoli fazzoletti di terra strappati alla boscaglia». Saremo vicini ai più lontani, in un altro angolo della nostra immensa periferia. In nome di san Francesco e sant’Antonio e della nostra solidarietà dell’infinitamente piccolo.
Infografici a cura di L’EGO
Photo credits ZAKIR HOSSAIN CHOWDHURY/NURPHOTO VIA GETTYIMAGES, IN PICTURE LTD/CORBIS VIA GETTYIMAGES
Scarica il bilancio completo pubblicato sul «Messaggero di sant'Antonio»
(articolo di Giulia Cananzi, numero di febbraio 2018)