La presenza dei Frati Cappuccini nella cittadina sudanese dal 1976 è fondamentale per il sostegno non solo ai rifugiati eritrei ma anche per la gestione della parrocchia affidatagli dal vescovo di Khartoum e dei cattolici sudanesi. Insieme all’attività pastorale alla quale partecipano molti giovani, svolgono anche funzioni sociali: uno di emergenza, con la distribuzione di cibo, alloggio e altre necessità alle famiglie, ai giovani, ai profughi che hanno varcato il confine e arrivano direttamente da loro. Li seguono finché non hanno completato le pratiche di accesso ai centri ONU per i rifugiati, dove arrivano con i taxi che pagano i Frati. Nei centri però non hanno possibilità di ricevere ulteriori aiuti e quindi passano da lì solo nell’attesa di intraprendere la traversata del deserto di cui, ormai, purtroppo tutti sanno in cosa consiste.
Il secondo settore di servizio ai rifugiati è la scuola, fondata a Kassala nel 1977 da P. Marino Haile, deceduto recentemente, e che nel tempo è cresciuta non solo come ciclo di studi ma anche nella qualità dell’istruzione che offre. Comprende elementari, medie e superiori e oggi la scuola è tra le migliori nell’intera regione del Sudan.
Hanno però enormi difficoltà nel mantenere questo servizio perché la situazione economica del Sudan è estremamente instabile e precaria e il costo della vita ha raggiunto livelli altissimi e gli insegnanti chiedono giustamente un aumento di salario. Anche il costo del trasposto degli studenti è aumentato in modo esponenziale e sono costretti a lasciare la scuola perché i genitori non possono più pagare. Il contributo che già pagano per la scuola è minimo, necessario per evitare l’assistenzialismo e dare loro un’idea di responsabilità.
I costi di gestione riguardano quindi: lo stipendio agli insegnanti, i guardiani e personale delle pulizie; trasporto, cancelleria, acqua, elettricità, cibo, affitto aule.
Non hanno un fondo di gestione per la scuola, non l’hanno mai avuto, ma portano avanti quest’opera grazie al contributo dei benefattori europei.
I beneficiari sono 850 bambini e giovani rifugiati compresi tra i 6 e i 18 anni.