Lasciare tutto per dedicarsi alla causa degli ultimi. È successo a uno dei più riconosciuti gioiellieri del distretto di Vicenza. Un giorno di dieci anni fa ha chiuso il suo laboratorio e la sua casa italiana e si è trasferito a Phnom Penh, capitale della Cambogia, uno dei Paesi più poveri del Sud-Est asiatico e del mondo. Il suo è uno dei rari casi di delocalizzazione del talento. Il fine?
Trasformare giovani vite buttate nelle discariche della capitale in pezzi unici, più preziosi dell’oro.
Nel 2014 ha chiamato tutti i sostenitori di Caritas Antoniana a far parte del suo laboratorio.
Che cosa l’ha portato a una scelta così radicale? «Calma – ammonisce – non è mica stato semplice!» e racconta che venti anni prima aveva fatto insieme alla moglie un’esperienza di volontariato in Cambogia con i salesiani: «È in quell’occasione che abbiamo conosciuto il bambino che è diventato nostro figlio».
Ma per uno salvato, erano centinaia quelli senza futuro. S’insinua allora un’idea scomoda: «Quei ragazzi hanno bisogno di una prospettiva. Io sono un gioielliere, posso donare loro tutto quello che so fare». Resiste Igino per 10 anni a questa ipotesi pazzesca.
«Non so spiegartelo, è stata come una chiamata, un qualcosa che ti cresce dentro. A un certo punto devi dire un sì o un no, inutile trovare scuse».
Inizia da qui uno dei progetti più incredibili e appassionati mai sostenuti da Caritas Antoniana, che oggi sta dando una prospettiva di vita a 20 giovani e alle loro nuove famiglie. La scuola di oreficeria di Igino è uno dei frutti più promettenti per i ragazzi di strada nelle periferie della grande capitale asiatica.
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(articolo di Giulia Cananzi, numero di dicembre 2015)